Da Torino una lettera per far ripartire lo sport “mixed ability”

“Facciamo ripartire lo sport mixed ability”: l’appello arriva da Torino, più precisamente da Chivasso ed è firmato dal presidente della società Chivasso Rugby Onlus Enrico Colzani, rappresentante nazionale IMAS International Mixed Ability Sports e allenatore della Federazione Italiana Rugby. Per sensibilizzare le istituzioni sull’argomento, Colzani ha scritto una lettera chiedendo alle associazioni che si occupano di disabilità sul territorio di aderire, sostenendo in questo modo l’importanza di inserire questo tipo di attività tra quelle di interesse nazionale: “Abbattere – si legge – le barriere alla partecipazione sportiva delle persone con e senza disabilità è un modo per affermare la realtà del diritto, come stabilito anche dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile promossa dall’ONU. Nel 2009, anno della ratifica italiana della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, nasceva anche il Chivasso Rugby: siamo solo una squadra in più nel novero di quelle ufficialmente riconosciute e nell’era pre-Covid giocavamo fino a 16 partite amatoriali all’anno contro squadre di rugby normodotate seguendo il nostro spirito fondativo”.

Per motivare la richiesta di ripresa, si fa riferimento alle conseguenze fisiche e psicologiche provocate dall’inattività forzata nonostante alcune sedute svolte online grazie alle piattaforme virtuali: “Vi scrivo – prosegue la lettera – in quanto ho ben presente la situazione, anche tragica, che un’interruzione tanto lunga ha comportato per alcune menti più vulnerabili all’inedia e al distacco dalla realtà e, per questo, ancora più degli altri bisognose di assistenza. In questi frangenti la realtà si fa difficile: parlo della tenuta delle persone con disabilità distanziate e chiuse in casa, dell’impossibilità pratica di gestire allenamenti senza l’uso degli spogliatoi e della negazione del confronto e della verifica delle proprie autonomie costruita anche grazie a incontri amichevoli e allenamenti dalla valenza profondamente inclusiva e terapeutica. Il mondo accademico ha dato evidenza che la pratica sportiva in ambito mixed ability ha ricadute soggettive con risultati eccellenti in termine di qualità della vita e di recupero delle funzionalità psicomotorie”.

In conclusione, viene ricordato il rigido rispetto delle normative federali anche da parte di chi svolge attività mixed ability: “Per le società e i club – aggiunge ancora Colzani – le norme e i regolamenti vigenti sono quelli dell’attività ufficiale: sono richiesti la presentazione di certificato medico agonistico, la designazione di un arbitro federale, la presenza di un medico e un responsabile uso DAE, la compilazione della lista gara e ogni accorgimento in ottemperanza agli adempimenti per il contrasto alla diffusione del coronavirus come la somministrazione del test sierologico e l’individuazione di un dirigente esperto per le norme igienico sanitarie. L’adesione alle norme federali rappresenta la vita stessa dello sport mixed ability: per questo desideriamo portare attenzione sulla possibilità legittima di continuare gli allenamenti, seppur nella forma individuale e di base, ma di essere considerati alla stregua delle attività di interesse nazionale potendo svolgere amichevoli a partire dalla data indicata per le altre squadre. Sarebbe, oltre che un gesto di civiltà e cultura sportiva, un esempio del come tramite i regolamenti delle federazioni sportive si possa produrre un cambiamento nella percezione stessa della abilità/disabilità”.