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Intervista a Driss Saaid, fresco di convocazione per gli Europei di basket in carrozzina con l’Italia

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Data di pubblicazione 18 Novembre 2021
Tempo di lettura Lettura 3 minuti
Driss Saaid

Dalla Serie B con l’HB Uicep, la squadra torinese di basket in carrozzina, ai Campionati Europei con la Nazionale Italiana (in programma a Madrid dal 4 al 12 dicembre): la carriera di Driss Saaid (foto di Alessandro Vezzoli) negli ultimi anni ha avuto una crescita vertiginosa ed è arrivata ai vertici dello sport paralimpico nazionale con la conquista di due Scudetti consecutivi: il primo con la Santo Stefano Sport e il secondo con la sua attuale squadra, la Briantea84 Cantù. Il 26enne, alla prima convocazione per un torneo ufficiale, ha esplicitato a Volonwrite le sue emozioni per questo importante traguardo.

 

Cos’hai provato quando hai saputo della convocazione? Te lo aspettavi?

Durante gli ultimi raduni ho lavorato molto bene, dimostrando di meritarmi quel posto, quindi un po’ me l’aspettavo anche se la certezza non c’è mai stata. Nonostante tutto, quando ho letto il mio nome nella lista dei convocati non ci potevo credere ed ero molto emozionato per questa piacevolissima conferma. Si tratta della prima convocazione assoluta per una competizione ufficiale, negli scorsi anni ho fatto molte amichevoli ma non ho ancora avuto la possibilità di esordire.

 

A proposito, a che punto è il tuo percorso di crescita? Dove sei migliorato di più?

Sono un giocatore che ambisce a migliorare costantemente: facendo sempre più partite ad alto livello sto acquisendo consapevolezza nei miei mezzi, unita a calma e lucidità soprattutto nelle circostanze più tirate. Inoltre, sono cresciuto abbastanza sia dal punto di vista tecnico che fisico ma il cantiere è ancora aperto e non voglio certo fermarmi qui.

 

Hai, al contrario, qualche criticità ancora da smussare?

Con l’esperienza ho imparato a domare un carattere che, in ogni caso, resta un po’ focoso. A livello professionistico, in un certo tipo di partite non puoi farti trascinare troppo dalla tua personalità e in qualche occasione tendo ancora a sbagliare sotto questo aspetto anche se ho fatto molti passi avanti e sto lavorando anche su quello.

 

Che tipo di giocatore sei e cosa puoi dare a questa Nazionale?

Sono un giocatore che, pur non finendo – ma non è nel mio interesse – nelle statistiche principali, non fa mai mancare quel lavoro sporco che durante le partite fa spesso la differenza. Per dirla in napoletano, la “cazzimma” c’è sempre e anche quando non sono in formissima cerco di mettermi a disposizione dei compagni; chi ne capisce di basket sa apprezzare moltissimo questa caratteristica.

 

Tornando agli Europei, che torneo sarà?

Il nostro girone sarà bello tosto perché affronteremo la Gran Bretagna campione del mondo e bronzo paralimpico in carica, la sempre ostica Turchia, un’Olanda in forte crescita e un’Austria e una Polonia da non sottovalutare. In caso di qualificazione alla fase finale il percorso sarà in discesa per ottenere, come piazzamento minimo, il 5° posto per qualificarci ai Mondiali in programma a Dubai nel 2022.

 

Quali sono le caratteristiche principali dell’Italia?

Coach Carlo Di Giusto ha puntato su una squadra fisica e su una difesa aggressiva; non mancano, comunque, nemmeno il talento, le individualità e i tiratori. Il segreto del successo consisterà nel trovare la giusta chimica tra di noi, ad aiutarci avremo anche il 47enne Matteo Cavagnini, vera e propria leggenda del basket in carrozzina tornato in Nazionale a darci una mano.

 

Senti di dover ringraziare qualcuno per questo traguardo?

Senza gli allenatori che ho avuto a Torino non sarei mai arrivato a questi livelli. Andrea Rocca, Francesco “Ciccio” Mancuso e John Amasio hanno avuto il merito di tener sempre accesa la fiammella e per questo non smetterò mai di ringraziarli.

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