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Il linguaggio sulla disabilità al Salone del Libro di Torino per l’anteprima del premio “Paolo Osiride Ferrero”

Data di pubblicazione 16 Maggio 2025
Tempo di lettura Lettura 3 minuti
salone del libro 2025, i partecipanti all'evento sul linguaggio inclusivo seduti sul palco

L’incontro “Disabilità, Linguaggio inclusivo e Politically Correct”, tenutosi ieri al Salone del Libro di Torino, ha rappresentato un momento di riflessione importante sui temi della rappresentazione e della responsabilità comunicativa. L’evento è stato anche un’anteprima del Premio Giornalistico Paolo Osiride Ferrero, giunto alla sua terza edizione, con un panel di voci composto da Elena Miglietti (giornalista), Valentina Tomirotti (giornalista, attivista e content creator), Stefano Tallia (Presidente Ordine dei Giornalisti del Piemonte), Giovanni Ferrero (Direttore della CPD) e Fabrizio Vespa (giornalista).

Un linguaggio che costruisce o esclude?

«Abbattere le sovrastrutture nella comunicazione è il nostro obiettivo» ha dichiarato Vespa, coordinatore del Premio, in apertura: «Negli ultimi tempi abbiamo visto crescere l’attenzione sul tema della disabilità: per la scorsa edizione sono arrivate oltre 150 candidature da tutta Italia, suddivise tra le varie categorie. La nostra sfida è quella di trovare le parole giuste e il lavoro da fare è ancora molto».

Il linguaggio, spesso dato per scontato, plasma invece la percezione della realtà. Secondo Tallia «negli anni si sono fatti passi avanti. Oggi c’è maggiore consapevolezza, ma per molti il problema è ancora considerato un vezzo intellettuale. Eppure, le parole che scegliamo determinano la qualità del racconto: a proposito, i danni provocati da un linguaggio scorretto superano di gran lunga le presunte rigidità del politically correct».

Inclusione non è solo una parola

Nel dibattito sempre più acceso sul linguaggio inclusivo, Tomirotti ha posto l’accento su una necessità di equilibrio che troppo spesso viene trascurata: «Dovremmo trovare una via di mezzo…». Le sue parole evidenziano una tensione profonda tra il desiderio di evoluzione culturale e la paura del giudizio che paralizza. In un’epoca in cui il linguaggio è diventato terreno di confronto sociale e politico, Tomirotti invita a un approccio meno punitivo e più pedagogico. Non si tratta di rinunciare alla precisione o alla consapevolezza, ma di accompagnare il cambiamento con spiegazioni, contesto e ascolto: «Altrimenti, il rischio è che la correttezza linguistica diventi una barriera anziché un ponte, facendo sentire “sotto esame” chi vorrebbe imparare e partecipare» ha dichiarato.

Chiedere, ascoltare, imparare

Per Miglietti, la chiave è nella disponibilità al confronto: «Se si ha un dubbio, bisogna chiedere. È importante comprendere anche la complessità portata dall’intersezionalità, che intreccia disabilità con genere, orientamento, etnia. Non possiamo trattare questi aspetti come compartimenti stagni» ha commentato.

Il Premio Giornalistico Paolo Osiride Ferrero si arricchisce quest’anno – su spinta di Tomirotti – di una nuova sezione dedicata ai prodotti digitali, a testimonianza dell’evoluzione del giornalismo e della comunicazione. Come ha evidenziato Vespa, l’accessibilità passa anche attraverso il digitale e questo rende fondamentale la collaborazione con le istituzioni per garantire un’informazione davvero inclusiva.

La diversità come valore, non come etichetta

«Le diversità non sono un problema» ha concluso Tomirotti «ma lo diventano quando si trasformano in etichette, in stereotipi. La vera domanda è: come faccio a stare al mondo con questa diversità? La risposta è ascoltare, accettare la fatica di comprendere l’altro». L’incontro ha offerto uno spunto concreto per chi opera nell’informazione, nella cultura e nell’educazione: il linguaggio non è solo forma, ma sostanza. E ogni parola scelta può costruire ponti o innalzare barriere.

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