In occasione del Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, il celebre illustratore e fumettista Lorenzo Mattotti ha presentato “Senzalimiti”, un progetto editoriale e artistico (Logos Edizioni) nato dall’esperienza unica di una mostra itinerante esposta nelle stazioni ferroviarie francesi e poi approdata anche in Italia. Un viaggio visivo, potente e suggestivo, che mette al centro lo sport paralimpico, il corpo in movimento e il linguaggio visivo.
La genesi del progetto: lo sport come narrazione visiva
Tutto è cominciato da una mostra allestita nelle stazioni Gare du Nord e Gare Montparnasse di Parigi. In quell’occasione, i disegni di Mattotti — ingrandimenti dinamici e colorati ispirati alla corsa, dal jogging alle gare dei 100 metri — hanno spinto il dipartimento culturale delle ferrovie francesi SNCF a proporgli un nuovo e ambizioso progetto: illustrare gli sport paralimpici e raccontarli attraverso un linguaggio visivo capace di coinvolgere il grande pubblico.
In soli due mesi, Mattotti ha realizzato una serie di disegni rappresentanti molteplici discipline paralimpiche. Le opere sono state poi esposte, da giugno a ottobre 2024 in occasione di Olimpiadi e Paralimpiadi, in 22 stazioni ferroviarie francesi, con altri ingrandimenti e un allestimento didattico accessibile arricchito da schizzi preparatori e materiali di approfondimento: «È un lavoro – ha affermato Mattotti durante la presentazione torinese – di cui vado molto fiero: non l’ho fatto per pubblicità, ma per la possibilità di instaurare un dialogo spontaneo con le persone. È bello sapere che qualcuno si ferma, guarda, scatta una foto e magari la condivide perché significa che si è creato un legame».
“Senzalimiti”: dal viaggio francese al cuore dell’Italia
Grazie alla collaborazione con il Comitato Italiano Paralimpico (CIP), il progetto ha assunto una nuova forma: le immagini di Mattotti, infatti, sono state abbinate a frasi donate da atleti paralimpici come Ambra Sabatini, con vere e proprie dichiarazioni d’amore per lo sport. Questo connubio ha dato vita a “Senzalimiti”, una mostra diffusa in Italia in collaborazione con il Cheap Festival di Bologna, dove le illustrazioni sono state esposte in bacheche pubbliche lungo due vie centrali della città; l’impatto è stato tale che altre città italiane hanno chiesto di ospitare la mostra, segno di un interesse crescente verso iniziative culturali che coniugano arte, sport e disabilità.
Un linguaggio che rompe i confini
Mattotti ha affrontato il tema con grande sensibilità: «Ho cercato di creare immagini che non suscitassero pietismo né dramma, ma trasmettessero energia, naturalezza e vitalità. Volevo che l’osservatore potesse percepire il movimento come parte della vita, senza filtri» ha sottolineato.
La sua capacità di “fissare il movimento” in un’immagine statica è ciò che rende il suo lavoro così potente. Ogni tavola è un istante sospeso tra un prima e un dopo, un frammento che lascia spazio all’immaginazione dello spettatore. Non è solo una questione di tecnica: è un pensiero estetico che nasce da una profonda consapevolezza culturale: «Viviamo in un’epoca – ha spiegato Mattotti – che pensa per immagini in movimento: il cinema ha trasformato il nostro modo di immaginare, io cerco quel momento sospeso dove tutto può ancora succedere».
Il colore come energia e armonia
Elemento distintivo di “Senzalimiti” è l’uso del colore, che nelle mani di Mattotti diventa materia viva: «Il colore dà energia, forza, fiducia. Nella composizione cerco sempre armonia tra curve e spazi vuoti. Mi affascina ciò che accade tra un’immagine e l’altra, nello spazio non detto».
L’artista ha raccontato con entusiasmo quanto questo progetto lo abbia stimolato anche tecnicamente, permettendogli di esplorare nuove soluzioni visive e narrative. Lavorare su “Senzalimiti” è stato, nelle sue parole, «una pausa rigenerante dalla routine creativa, un ritorno al puro divertimento dell’arte».
Un progetto culturale e sociale
“Senzalimiti” non è solo una raccolta di illustrazioni. È una dichiarazione di intenti, un invito a guardare lo sport — e chi lo pratica — con occhi nuovi. È anche la dimostrazione concreta di come l’arte possa inserirsi nello spazio pubblico in modo non invasivo ma profondamente empatico, creando connessioni tra persone, storie e luoghi.