“Partecipazione e accessibilità. Costruire contesti for all in ambito culturale” è il titolo del volume a cura di Fabrizio Serra, Franco Tartaglia e Silvio Venuti, presentato al Salone del Libro di Torino durante un incontro che ha saputo unire riflessione teorica e testimonianze concrete. Un libro che si propone come strumento pratico e bussola concettuale per orientarsi nel complesso mondo dell’accessibilità culturale, un tema sempre più centrale nel dibattito contemporaneo sul ruolo sociale della cultura.
Il progetto da cui nasce il volume ha radici profonde: muove infatti i suoi primi passi nel 2012, per giungere nel 2022 – a dieci anni di distanza – a una fase di valutazione di impatto, necessaria per misurare l’efficacia delle azioni intraprese e ridefinire il concetto stesso di accessibilità. Non più un tema riservato esclusivamente ai musei, ma un approccio che deve coinvolgere tutti i luoghi dell’arte e della cultura, superando steccati concettuali e settoriali.
Un’opera corale costruita attorno a parole chiave
Il libro, che ha coinvolto 29 autori, è costruito come un mosaico di pensieri sintetici e intensi. Ogni contributo si articola attorno a una parola chiave come welfare culturale, inclusione, partecipazione e trasformazione dei contesti. Il risultato è una raccolta di voci diverse, armonizzate dalla regia attenta dei tre curatori, che compongono una narrazione plurale e inclusiva.
Superare le barriere: fisiche, cognitive, culturali
Uno dei nodi centrali del volume è l’abbattimento di ogni barriera che ostacola l’accesso alla cultura. Barriere architettoniche, certo, ma anche sensoriali, cognitive e soprattutto culturali, generate da pregiudizi radicati. Come affermano i curatori: «La cultura è spesso ritenuta inutile per le persone con disabilità, “con tutti i problemi che hanno”». Una visione che il libro vuole decostruire radicalmente, ribadendo che la cultura è un diritto di tutti e va resa accessibile non solo a livello fisico, ma anche nella sua narrazione, nella comunicazione e nella progettazione dei contesti.
Le buone pratiche: esperienze da Torino e non solo
Il volume non si limita alla teoria. Al contrario, si nutre di esperienze reali, raccontate da operatori culturali che hanno sperimentato sul campo nuovi approcci inclusivi. È il caso della Pinacoteca di Brera con il lavoro di Ilaria Beretta, del Museo Egizio di Torino grazie all’impegno di Alessia Fassone, della GAM di Torino con Giorgia Rochas, delle attività del FAI raccontate da Laura Suzzani, fino all’esperienza delle OGR Torino portata da Roberta Zendrini. Storie che dimostrano come l’accessibilità possa diventare un principio attivo nella programmazione culturale.
Le sfide: continuità, dialogo e perseveranza
Ma il cammino non è privo di ostacoli. Le sfide più grandi riguardano la continuità delle progettualità nel tempo, la costruzione di un dialogo stabile con associazioni e organizzazioni che si occupano di disabilità, e la necessità di perseveranza negli obiettivi. Come sottolineato da Silvio Venuti, psicoterapeuta, psichiatra e docente all’Università di Torino, «questi interventi non possono essere occasionali, ma devono diventare parte strutturale del lavoro culturale. Solo così è possibile costruire contesti davvero for all».
Una cultura accessibile è una cultura migliore
In conclusione, “Partecipazione e accessibilità” è un libro che fa da ponte tra pensiero e azione, tra principi e pratiche. Un invito rivolto a tutti gli operatori culturali a ripensare i propri spazi e linguaggi, per costruire una cultura che sia veramente inclusiva, trasformativa e partecipata. Perché, come ricordato dai curatori, «l’accessibilità non è un optional, ma un criterio di qualità democratica dei contesti culturali».