In un’epoca in cui la cura si fa sempre più urgente e complessa, ma resta spesso invisibile, nasce il Quaderno “Caregiver che conciliano”, a cura di Maria Novella Bugetti, con un obiettivo chiaro: portare al centro del dibattito pubblico la figura del caregiver, e farlo attraverso una riflessione strutturata sul rapporto tra cura, lavoro e società. Il volume si interroga su come ripensare i termini della cura per massimizzare il benessere di chi dà e di chi riceve, e su come restituire dignità, voce e riconoscimento a chi ogni giorno si prende cura dell’altro.
In Italia, e non solo, la figura del caregiver – troppo spesso relegata all’ambito privato o familiare – è ancora priva di un sostegno istituzionale solido. Il nostro modello sociale continua a essere improntato sull’individualismo e sulla cultura della prestazione: lavorare, produrre, correre. Ma chi si ferma per prendersi cura di una madre malata, di un figlio/una figlia con disabilità, di un/a partner fragile, resta ai margini del sistema. La conciliazione tra vita e lavoro si trasforma, per molte persone, in una lotta quotidiana, silenziosa e poco riconosciuta.
Il Quaderno, articolato in due sezioni – Riflessioni ed Esperienze – affronta il tema da una prospettiva multidisciplinare. Giuristi/e, filosofi/e, sociologi/he, economisti/e, medici: tante voci si intrecciano per restituire uno sguardo complesso e necessario sulla figura del/la caregiver, considerato/a non solo come nodo relazionale, ma anche come elemento fondamentale per la tenuta del tessuto sociale e produttivo del Paese.
Dall’altra parte, il volume dà spazio alle buone pratiche: aziende, consulenti, realtà del Terzo settore raccontano come si può agire, concretamente, per costruire ambienti di lavoro più inclusivi, modelli organizzativi che valorizzino il tempo della cura e iniziative che supportino chi è chiamato a occuparsi degli altri senza sacrificare sé stesso/a.
Un’urgenza, quella della cura, che si fa strutturale. L’invecchiamento della popolazione, il calo delle nascite, l’aumento della fragilità sociale ed economica impongono una riflessione collettiva. Eppure, ancora oggi manca una narrativa della cura: un vocabolario condiviso che ne restituisca senso, valore, peso e diritti. La cura non può essere del tutto delegata, né automatizzata. È relazione, prossimità, tempo. E, per questo, va riconosciuta, sostenuta, tutelata.
Il Quaderno si inserisce così in un dibattito più ampio, culturale e politico, che chiede di ridefinire le priorità. Non basta parlare di welfare aziendale o di conciliazione in termini astratti: serve una nuova cultura della fragilità e della corresponsabilità, in cui famiglie, istituzioni, imprese, università e attori del Terzo settore collaborino per costruire un modello di società che tenga conto dei tempi umani.
“Caregiver che conciliano” non è solo una pubblicazione: è un invito all’azione, alla consapevolezza, al cambiamento. Perché la cura non sia più un peso privato da sopportare in solitudine, ma un bene comune da sostenere collettivamente.
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