Presentato il 16 maggio allo Spazio Marche del Salone Internazionale del Libro di Torino, il nuovo libro di Paola Giosuè accende una riflessione profonda sull’autismo e sull’importanza di un approccio culturale rinnovato alla neurodivergenza. All’incontro erano presenti l’assessora regionale alla Cultura Chiara Biondi, Anna Menghi e lo psicoterapeuta Vinicio Alessandroni.
Paola Giosuè presenta un libro che racconta, spiega e coinvolge
“Autismo è… Questione di neurodivergenza” (Pathos Edizioni) è un’opera che unisce racconto e divulgazione scientifica, pensata per famiglie, insegnanti, educatori ed educatrici e operatori e operatrici sanitari/e. L’autrice, Paola Giosuè, osteopata e terapeuta, parte dalla propria esperienza professionale per costruire un testo accessibile e coinvolgente, che alterna narrazioni di casi reali, riflessioni personali, riferimenti neurologici e studi scientifici.
Ogni capitolo si apre con un frammento autobiografico che svela il rapporto profondo dell’autrice con il proprio lavoro, con la materia umana e sensibile che incontra ogni giorno. Giosuè guarda ai/alle suoi/sue pazienti come a persone uniche, con esigenze specifiche, e scrive con l’intento di offrire strumenti pratici, ma anche una nuova prospettiva emotiva e relazionale.
Il corpo, sottolinea più volte, è parte integrante della relazione terapeutica: reagisce, partecipa, comunica. Le proposte di cura non possono quindi ridursi a protocolli standardizzati, ma devono aprirsi alla creatività, all’ascolto e talvolta anche a percorsi non convenzionali. Il libro propone così una visione nuova, che mette al centro la relazione e la cura come atto di vicinanza consapevole.
Neurodivergenza: una parola che cambia la narrazione sull’autismo
Il concetto chiave attorno a cui ruota il volume è quello di neurodivergenza: un termine che invita a superare l’idea dell’autismo come malattia da correggere e che riconosce l’autismo come una variante del neurosviluppo. “Non si è con l’autismo. Si è autistici”, precisa Giosuè. È una differenza, non un difetto. È una condizione, non una patologia da curare.
In 80 anni di storia dell’autismo, la narrazione è cambiata più volte. Oggi si comincia a parlare di neurodivergenza per riconoscere che esistono modi diversi di funzionare, percepire e stare al mondo. Ogni persona autistica ha bisogni e modalità specifiche, che vanno comprese e rispettate. Lentezza, armonia nei suoni, rispetto dei gusti, giusta distanza: sono alcuni degli elementi necessari per stabilire relazioni autentiche.
Giosuè non offre ricette semplici, ma propone un cambio radicale di sguardo. “La cura è una forma di relazione”, scrive. E attraverso la relazione – attenta, rispettosa, non invadente – si può accompagnare ogni persona a esprimere le proprie potenzialità. Anche un piccolo progresso, un sorriso, una nuova apertura, diventano segnali di un cammino verso la massima espressione delle capacità individuali.
Autonomia, diritti e politiche: il confronto possibile
Il libro si apre con il confronto tra due ragazzi: Alessandra e Michele, coetanei ma con esperienze di vita profondamente diverse. Alessandra è diventata da poco maggiorenne, prende lezioni di guida, si occupa autonomamente dei propri documenti, si prepara al voto. Michele, che ha ricevuto una diagnosi di autismo a tre anni e mezzo, non ha accesso alle stesse autonomie. Perché? Giosuè non offre risposte nette, ma invita a riflettere su quanto la società sia ancora impreparata ad accogliere pienamente le persone neuroatipiche.
Durante la presentazione del libro, l’intervento dello psicoterapeuta Vinicio Alessandroni ha riportato l’attenzione sulle politiche pubbliche e sugli interventi normativi. Dal 2002 la Regione Marche lavora attivamente sul fronte dell’autismo, e nel 2014 ha approvato una legge regionale pionieristica, che ha anticipato di un anno la normativa nazionale. La legge mira a garantire non solo trattamenti, ma anche una piena integrazione scolastica, lavorativa e sociale delle persone con disabilità.
Un esempio di buona politica pubblica, che nel libro viene esplicitamente lodato. Anche l’assessora Chiara Biondi ha ribadito l’impegno della Regione Marche nella promozione di una cultura dell’inclusione, sottolineando il valore di strumenti come quello offerto da Giosuè: un ponte tra il mondo tecnico e la vita quotidiana delle famiglie. Anna Menghi ha infine ricordato i “passi da giganti” fatti dall’Italia in ambito di disabilità, ma ha anche richiamato alla necessità di continuare su questa strada, con coraggio e visione.
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