A due anni di distanza dall’esordio letterario con “Poverina”, che raccontava l’esperienza con un’emorragia cerebrale avuta a 34 anni, la giornalista e speaker radiofonica Chiara Galeazzi è tornata con “Merdoni” (Blackie Edizioni). Il volume, presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino, esplora in modo innovativo, critico e ironico il fenomeno delle shitstorm sui social network, condividendo alcuni casi personali di attacchi digitali e proponendo una riflessione sulla dipendenza da reazioni social e sulle conseguenze emotive di un approccio aggressivo alla rete; da questo fenomeno non sono esenti le persone con disabilità con una presenza più o meno importante sui social.
L’esperimento del profilo fake su X
Per comprendere meglio la dinamica dei commenti online, Galeazzi ha avviato un esperimento molto interessante quanto rischioso, portato avanti tra novembre e dicembre 2024: «Ho proposto – ha spiegato – a Blackie di aprire un mio profilo fake con cui commentare qualsiasi tipo di contenuto social, comunque in modo non provocatorio, per poi analizzare le reazioni degli altri utenti. La scelta è ricaduta su X perché pensavo fosse la piattaforma più semplice dove poter concretizzare la mia idea, generando interazioni e – di conseguenza – merdoni».
L’autrice ha osservato come il meccanismo dell’algoritmo favorisca contenuti sempre più forti e polarizzanti, perché le interazioni esasperate incrementano ricavi e visibilità: «A guadagnarci, in termini economici, è soprattutto chi gestisce queste piattaforme, che lucra sull’espressione di emozioni sempre più forti da parte del pubblico» ha aggiunto. A questo si contrappone la “tenerezza” provata verso chi cerca di commentare con calma e ragionevolezza. L’esperienza raccontata nel libro, a proposito, conferma come il meccanismo dei merdoni sia autonomo e autosufficiente e che, una volta innescato, non ci sia modo di arginarlo.
Quattro storie di attacchi online
Galeazzi ha poi anticipato al pubblico quattro esperienze personali narrate nel libro:
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Il blog su Splinder
Nel primo caso, Galeazzi parla dei commenti negativi ricevuti su un suo vecchio blog su Splinder, piattaforma ormai chiusa -
La recensione su Vice Italia Il secondo riguarda invece una recensione negativa scritta per Vice Italia su un film di Maccio Capatonda, occasione in cui Galeazzi ha subito insulti pesanti fino a essere definita “prostituta”
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I no-vax e l’emorragia cerebrale
Il terzo è legato all’esperienza dell’autrice con l’emorragia cerebrale, quando è diventata bersaglio degli insulti dei no-vax -
Il video di Radio Deejay e l’olio del tonno
Il quarto e ultimo caso si concentra su un video condiviso dai profili social di Radio Deejay, all’interno di una serie condotta da Matteo Curti. A scatenare i commenti, in quell’occasione, è stato l’olio di una scatoletta di tonno rovesciato nel lavandino
Galeazzi ha poi sottolineato come, dopo ogni merdone, abbia adottato la strategia vincente del “non far nulla”: non rispondere, non replicare, attendere che l’ondata di odio passasse da sola perché «poi esce un altro merdone e tutti si dimenticano».
La provocazione: inserire “merdoni” nel vocabolario
Chiara Galeazzi ha anche suggerito una provocazione linguistica come necessità di colmare un vuoto: equiparare il termine “merdoni” a quello di “shitstorm” perché in grado di descrivere la tempesta di giudizi sprezzanti che spesso travolge chi pubblica un contenuto online: «Merdone è quasi sempre utilizzato come accrescitivo di merda o come sinonimo di persona spregevole, ma potremmo sfruttarlo come traduzione italiana di shitstorm».
Sebbene esistano termini come “gogna” o “linciaggio mediatico”, nessuno rende appieno l’idea di una “tempesta di merda” scatenata dai commenti incisivi e velenosi sul web. L’autrice ha quindi rivolto un “accorato” quanto sarcastico appello agli editori dei dizionari affinché considerino seriamente l’inserimento di questo vocabolo tra le loro pagine (senza essere però trattata come il ragazzino di “petaloso”).
In base a questo approccio, la parola merdone trasmette l’idea di un fenomeno collettivo: una scarica inarrestabile di critiche e insulti verso una persona o un contenuto. Galeazzi ha descritto questa parola come «versatile, che sta bene su tutto», capace di raccontare la violenza verbale di massa che circola sui social.
Riflessioni e consigli per l’uso dei social
Durante l’intervento è stato trattato anche il tema più ampio dell’impatto dei social media sulla vita quotidiana. Nel libro, infatti, Galeazzi ha citato altri testi che analizzano i commenti online e il rapporto tra commentatori e media tradizionali, ricordando come i social siano ormai entrati nelle nostre esistenze da oltre dieci anni, ma che solo ora iniziamo davvero a intuirne gli effetti.
«Non credo che il libro farà la storia, ma sarà uno spunto per guardare alla propria attività sui social» ha detto, invitando i presenti a un esercizio di consapevolezza: valutare quanto tempo trascorrono online e i sentimenti che emergono da questa attività. Galeazzi ha lanciato un avvertimento: la privacy è a rischio, la pericolosità dei social è concreta e possono rovinare la salute mentale.
Un invito alla prudenza digitale
La presentazione di “Merdoni” al Salone del Libro di Torino si è rivelata un’occasione per riflettere sul valore delle parole e sulle conseguenze dei commenti aggressivi in rete. Chiara Galeazzi ha sottolineato la necessità di prestare attenzione all’uso dei social, ricordando che ogni commento ha un peso e che il potere di un “merdone” può travolgere chiunque. Con un linguaggio diretto e provocatorio, l’autrice ha colto nel segno: esortare a un uso consapevole delle piattaforme digitali; in un mondo in cui l’opinione personale diventa spesso oggetto di scrutinio pubblico, questo libro si propone come uno strumento per comprendere i meccanismi della critica online, offrendo un punto di vista autentico e vissuto.