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Valentina Petrillo è “Più veloce del tempo”, al Salone del Libro la prima atleta paralimpica transgender

Data di pubblicazione 19 Maggio 2025
Tempo di lettura Lettura 4 minuti
Salone del Libro di Torino 2025: Valentina Petrillo presenta il suo libro

Il Salone Internazionale del Libro di Torino è stato teatro della presentazione di “Più veloce del tempo, il viaggio della prima atleta transgender verso la felicità”, libro autobiografico di Valentina Petrillo scritto con il giornalista Claudio Arrigoni e l’autrice Ilaria Liccardi (edizioni Capovolte). L’atleta paralimpica, prima donna transgender italiana a gareggiare a livello internazionale, ha condiviso con il pubblico una storia di lotta, sport, identità e visione. Un libro che va oltre la testimonianza individuale e diventa manifesto di resistenza e speranza.

Un racconto di sport e sopravvivenza

Il libro si radica in un intenso vissuto personale in cui lo sport assume un significato profondo, quasi salvifico. Cresciuta in un quartiere difficile di Napoli negli anni Ottanta, tra eroina e disperazione, ha trovato nella corsa una via di fuga: «Ho iniziato a correre perché avevo paura di finire in quella trappola infernale. Il 28 luglio 1980 vidi Pietro Mennea vincere l’oro alle Olimpiadi e mi dissi: un giorno vestirò la maglia azzurra, diventerò come lui» ha raccontato.

Ma il cammino è stato tutt’altro che lineare. Nel 1987, infatti, a Petrillo venne diagnosticata la malattia di Stargardt, una distrofia retinica degenerativa: «Dissero che sarei diventata cieca» ha ricordato. Nonostante tutto, la sua determinazione è rimasta intatta e il sogno olimpico, accarezzato sin da bambina, si è concretizzato il 2 settembre 2024 alle Paralimpiadi di Parigi, quando Valentina ha corso sulla pista viola dello Stade de France davanti a 90mila spettatori: «È stato qualcosa di incredibile. Non un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per guardare a un futuro migliore».

Oltre l’autobiografia: un libro per cambiare la narrazione

“Più veloce del tempo” non è solo un’autobiografia, ma è anche uno strumento didattico e politico. Come spiegato da Petrillo: «Questo libro racconta semplicemente la storia di una persona, ma ci siamo resi conto che certi termini erano fuorvianti». Proprio per questo motivo, all’interno del volume trovano spazio anche box esplicativi su concetti come identità di genere e orientamento sessuale, sulla distinzione tra coming out e outing e su significati legati al mondo dello sport come quello del simbolo paralimpico.

Un libro pensato per fare chiarezza e combattere la disinformazione, che Valentina ha affrontato sulla propria pelle come sottolineato anche da Arrigoni: «Durante le Paralimpiadi di Parigi, molti pensavano che partecipasse perché transgender. Durante la telecronaca abbiamo dovuto spiegare che si trattava di un’atleta ipovedente» ha precisato quest’ultimo.

Un presente difficile, tra esclusione e resistenza

Il libro è anche una denuncia delle discriminazioni sistemiche che le persone transgender affrontano nello sport. Petrillo, a proposito, ha raccontato la sua disavventura con la World Athletics, la federazione internazionale dell’atletica: «Dal 2019 al 2022 mi hanno coinvolta in uno screening scientifico e poi hanno fatto marcia indietro. Mi sono sentita usata. Hanno usato il mio corpo». Oggi, con l’adozione di nuove politiche restrittive, alcune federazioni richiedono prove impattanti come il test del sesso.

Ma a preoccupare è anche, e soprattutto, la situazione globale:: «Si parla addirittura di istituire un registro delle persone transgender. Voglio lanciare l’allarme: si tratta dell’olocausto delle persone transgender perché hanno l’obiettivo di eliminarci».

Il valore della speranza

Nonostante tutto, Petrillo non ha perso il suo sguardo visionario: «Ho imparato a non dare nulla per scontato. Quarant’anni fa una persona come me non avrebbe potuto presentare questo libro. Non ci sarebbe stata nemmeno una casa editrice disposta a crederci» ha poi proseguito. Oggi, grazie a Capovolte, questa storia ha trovato spazio e visibilità.

Il messaggio che emerge è chiaro: non arrendersi mai: «Abbiamo bisogno di sperare. Non permettiamo a nessuno di spegnere i nostri sogni: la vita è unica e dobbiamo godercela fino alla fine» ha concluso. “Più veloce del tempo” è un libro che corre veloce contro il pregiudizio, ma con il cuore rivolto a chi resta indietro. Una testimonianza potente, una corsa dentro e fuori la pista, più veloce di ogni ostacolo e, appunto, del tempo stesso.

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