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L’Archivio Mai Visti della Città di Torino torna in mostra a Palazzo Barolo in forma “partecipata”

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Data di pubblicazione 31 Marzo 2022
Tempo di lettura Lettura 3 minuti
Palazzo Barolo Torino

Si rinnova, anche quest’anno la tradizione che vuole il PARI – Polo delle Arti Relazionali e Irregolari di Palazzo Barolo (via Corte d’Appello 20/C) al centro della programmazione artistica del Centro d’Arte Singolare e Plurale della Città di Torino – Divisione Servizi Sociali: la prima mostra del 2022, presentata alla stampa questa mattina, sarà “RE-PLAY. ESERCIZI PER STARE AL MONDO“, in programma dall’1 al 30 aprile. L’iniziativa è organizzata (con il contributo di Fondazione CRT e il coordinamento generale di Karin Gavassa) da Associazione Culturale Passepartout in collaborazione con Opera Barolo, le associazioni Artenne, Arteco, Forme in bilico APS, Fermata d’Autobus ONLUS, Galleria Gliacrobati, Sguardi e le cooperative sociali Chronos/Arte Pura, il Sogno di Una Cosa, Paradigma, Le Nuvole, Saluzzo, e Nuova Vita.

 

Gli artisti in mostra a Palazzo Barolo

La mostra si configura come un’interpretazione partecipata dell’Archivio Mai Visti di Corso Unione Sovietica 220/D, collezione di opere realizzate da persone con disabilità e disagio psichico. Gli artisti in esposizione sono Gaetano Carusotto, Alberto De Luca, Enrico De Petris, Giacomo De Vito, Girolamo Della Malva, Giuseppe Iurmanò, Antonino Mancuso, Luca Romano, Francesco Rusinà, Antonio Sale, Aldo Turco e Silvio Vaudano. La curatela, supervisionata da Tea Taramino, è stata invece affidata a Lorena Tadorni, Elena Alexandrescu, Giuseppina Choc, Roberta D’Alessio, Elisa Ferro, Mario Loforte, Chiara Iantorno, Attilio Piglia, Andrea Pisano, Giovanna Pisano, Simona Sartori, Gaetano Verde e Antonio Verdini con testi di Maria Grazia Agricola dell’associazione Choròs.

 

Un format particolare

La particolarità di RE-PLAY è rappresentata da una modalità curatoriale molto particolare, tanto da concretizzarsi in un vero e proprio format: «Abbiamo messo i cittadini – spiegano gli organizzatori – al centro della realizzazione della mostra, proponendo riletture partecipate di collezioni museali e archivi. Curatori e curatrici, in quest’ottica, sono persone estranee al mondo dell’arte che, grazie alla loro visione originale e libera da condizionamenti, contribuiscono ad arricchire di significati inaspettati questo patrimonio di immagini. Partendo dalle opere presenti nella Pinacoteca, il gruppo è stato accompagnato allo studio della collezione attraverso un lavoro di mediazione, fino ad arrivare alla creazione della mostra in cui sono loro stessi a narrare al pubblico il percorso espositivo a partire dal proprio vissuto».

Molto interessante, a proposito, è stato anche il percorso di costruzione della mostra: «Il gruppo di lavoro – sottolinea la curatrice del progetto Lorena Tadorniha analizzato gli elementi comuni tra le opere chiedendosi su quale tema concentrarsi, riscontrando la presenza di ripetizione, serialità e ossessione. I partecipanti sono stati subito colpiti dalla reiterazione dei soggetti e degli schemi compositivi di questi lavori, insieme al desiderio incessante degli artisti di esprimere il proprio mondo attraverso una pratica quasi ossessiva. In questo caso l’espressione artistica continua e ripetitiva è intesa anche come una fortissima necessità esistenziale».

 

Una tradizione della Città di Torino

L’appuntamento del PARI rappresenta una tradizione rinnovata anche per la Città di Torino: «Questa mostra – dichiara l’Assessore alle Politiiche Sociali, Diritti e Pari Opportunità Jacopo Rosatellirappresenta un’occasione di partecipazione civica e protagonismo per chi ha concepito questo percorso artistico. L’obiettivo del Comune non deve essere solo quello di fornire assistenza ma anche quello di rimuovere gli ostacoli che impediscono a persone discriminate».

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