Le visioni di Nemrac (DFF edition) – Un sapore di ruggine e ossa

di Carmen Riccato

DI RUGGINE E OSSA ODORA IL SANGUE CHE SPORCA LA NEVE

Lo fai per 500 euro? Ti fai pestare a sangue, rischi la salute per 500 euro?
Ma quale salute dai non ti eccitare…[…]
Quindi non lo fai per i soldi…
Non ti ho mai detto che non è per i soldi, per battermi per divertirmi
Come te con i tuoi pesci, lo facevi per i soldi e perché ti divertivi…

Hai visto com’è finita poi?
Senti, smettila…

Stephanie e Ali si incontrano, in una notte come tante, in un locale dove lui fa il buttafuori e lei è la protagonista della rissa che si ritrova a sedare: la trattiene per le braccia, le intima di tenere indietro la testa, le sanguina il naso, il suo avversario ha tentato di assestarle una testata. Quando Alì riesce a trascinare fuori dal locale Stephanie, tra gli insulti, ha assestato un pugno, la mano gli si sta gonfiando, chiede di accompagnarla a casa in cambio di un po’ di ghiaccio che calmi il dolore ed il livido.

Arrivano e Stephanie non vorrebbe farlo salire: abita con Simone, un tipo innocuo che ha capito di non poterle vietare nulla, tanto meno le uscite in solitaria la notte; mentre aspetta il ghiaccio Alì scopre che Steph addestra le orche in un parco acquatico, sembra felice in acqua, minuscola tra le pinne dei mastodontici cetacei. Lo scambio della coppia al rientro si infiamma in fretta, Alì prima di andarsene lascia il suo numero a questa donna, troppo bella ed indipendente per un uomo solo.

Torna al locale a prendersi la moto che lo riporterà a casa della sorella, dove dorme ospite con il figlio Sam in garage, in attesa di un’occasione per sbarcare il lunario: la madre di Sam è partita per una vita migliore ad Amsterdam, ha lasciato il figlio con solo il passaporto nello zainetto e un padre che conosce appena ritrovato sul treno-coincidenza per due opposte direzioni. Di giorno, nel tempo libero, Alì si allena per combattimenti clandestini di lotta libera, tra incontri occasionali ed evasioni inconcludenti.

Un giorno riceve una telefonata: è Stephanie, le chiede un incontro e lui accetta: ha letto gli ultimi mesi della  vita della donna sui giornali, un brutto incidente sul lavoro. La ragazza ha perso le gambe, quando arriva Alì nel nuovo appartamento, la trova pallida e spettinata seduta, con le ginocchia ad angolo retto e l’ultima parte dei pantaloni, come penzoloni nel vuoto. La invita ad uscire: tra incertezza e nausea passeggiano, in silenzio senza imbarazzo fino al lungomare, sono arrivati fin lì, tanto vale tuffarsi. Steph è scioccata da quella proposta che, d’altra parte, verbalizza tutto il suo desiderio di tornare in acqua.

La prima nuotata, in mutande con la maglietta che impaccia i movimenti, le libera la voce: è il primo atto di un ritorno alla Vita di cui Alì non sarà semplice testimone oculare. Con lei, dal canto suo, Alì può essere se stesso completamente, non ha paura di ferirla, non gli serve che balli sui tacchi perché abbia voglia soddisfare le proprie pulsioni. Non conosce consapevolezza o responsabilità nelle relazioni, non  è mai stato considerato per il proprio carattere e Stephanie non dà per scontato nulla, tanto meno che abbia un’indole indomita senza regole.

Ciò che fa di Un sapore di ruggine ed ossa di Jacques Audiard qualcosa di straordinario nella Storia di Cinema a tema disabilità è la capacità di fare delle peculiarità dei personaggi, l’istintività di lui e la seduttività di lei, caratteristiche innate che, nell’incontro post-trauma, mutuano rendendo possibile la costruzione di una relazione lontana dai canoni del romanticismo classico ma non per questo meno autentica.

Audiard adatta per lo schermo due racconti di Craig Davidson, sfoltendone il carattere estremo senza privarlo della violenza e dell’istinto bestiale che tutti gli umani si portano appresso, con le implicazioni della disabilità che scoperchiano e scombinano le carte e i piani di una vita precedente senza scopo né consapevolezza.

L’amore e i pezzi di Bon Iver che circolarmente incorniciano il film sono le materie prime di una torta perfetta in cui la ciliegina candita è superflua, perché ciò che è autentico può esser dolce ma mai stucchevole.

Disponibile su Prime Video.