Marina Cuollo è un personaggio che non passa di certo indifferente: attivista, scrittrice, divulgatrice, biologa, content creator ed esperta di rappresentazioni della diversità nei prodotti audiovisivi, negli ultimi anni è stata in grado di farsi spazio non solo sui social grazie alla grande competenza, a grandi capacità divulgative e a uno stile unico.
Viola al Salone del Libro di Torino
Cuollo ha confermato tutte le aspettative anche ieri pomeriggio, quando è stata ospite del Salone Internazionale del Libro di Torino per presentare “Viola”, il libro uscito due anni fa per Fandango. Un lavoro cresciuto, maturato e in grado di conquistare nuovi pubblici e nuove frontiere: “Viola – ha spiegato – è una commedia romantica che ha come protagonista una donna disabile napoletana, la sua famiglia e tutto ciò che li riguarda: si parla d’amore e della necessità di essere riconosciuti come si desidera, al di là dei luoghi comuni sulla disabilità e delle relazioni considerate ‘normali’”.
Consapevolezze e aspetti personali
Un percorso che porta la protagonista ad acquisire consapevolezza: “A 28 anni – ha proseguito – Viola pensa di aver capito tutto, quando in realtà ha ancora molto da scoprire. La prima grande rivoluzione avviene quando suo fratello annuncia alla famiglia di andare a vivere da solo, cosa che lei vorrebbe fare ma che le è negato. Tutto questo si trasforma poi in motore scatenante ad azioni che le si ritorceranno inevitabilmente contro”.
La figura di Viola è chiaramente autobiografica: “Nel romanzo – ha ancora aggiunto Cuollo – c’è molto di me, di quello che ho vissuto in famiglia e nel rapporto con gli altri e le altre. Per questo ho inserito sia aspetti legati al mio vissuto che quelli legati alle persone che sono entrate nella mia vita; il mio desiderio è che chi lo legge possa trovare un pezzettino di sé, a prescindere dalla disabilità”.
“Signora madre”
Un aspetto molto particolare è quello legato alla creazione del personaggio della mamma, ribattezzata “Signora Madre”: “La sua figura – ha concluso – è chiaramente ispirata a quella di mia mamma: l’iperprotettività inizialmente sembra un blocco che ti impedisce di fare quello che vuoi, ma con il passare del tempo si comprende come in realtà molti genitori siano consapevoli di un mondo che non è costruito per i loro figli. A quel punto diventa quasi automatico agire per cercare di limitare le emozioni negative che possono incontrare: credo che tra genitori e figli, in definitiva, ci sia un percorso di mutuo aiuto”.